Per combattere l’evasione fiscale ogni metodo è legittimo e va bene anche “copiare” le soluzioni degli altri stati coinvolti nella lotta. Tanto più se arrivano da un paese come Taiwan che condivide, con il nostro, un livello di sommerso enorme. Sull’isola, come riporta il sito Linkiesta.it, applicano già da anni un metodo che merita attenzione.
Lo Stato abbina lo scontrino fiscale alla lotteria. Sulla classica ricevuta emessa da negozi e commercianti è stampato, per obbligo di legge, un numero di serie generato automaticamente da un sistema. Lo stesso insomma che si trova sui ticket delle lotterie e dei giochi a montepremi immediato come i gratta e vinci.
Ogni scontrino quindi equivale all’acquisto di un biglietto della lotteria. Ogni fine mese, con piattaforme diverse, dalla tv alla radio, il Governo pubblica i numeri vincenti e il fortunato possessore del biglietto-scontrino può recarsi dall'esercente e ritirare in contanti l'ammontare della vincita. Ovviamente siamo lontanissimi da cifre colossali, poiché le vincite si aggirano tra un minimo di cinque e un massimo di duecento dollari. Ma, visto che dover emettere lo scontrino è un dovere, il cliente non ci perde nulla, anzi, ottiene la possibilità di vincere altro denaro, essendo stretta la connessione tra la moderazione della posta in gioco e la possibilità di incasso.
A Taiwan insomma non pretendere lo scontrino è un atto di autolesionismo stupido, e di fatto la lotta all’evasione vive una fase di forte rilancio a beneficio della popolazione e delle casse statali. Sull’isola, durante il primo anno di attuazione di tale politica fiscale, la riscossione delle tasse è salita di oltre il 75%: gli introiti governativi sono raddoppiati.
La posta in gioco non è altissima, ma è pur vero che ogni giorno si riceve, al netto della crisi e delle spese limitate, più di uno scontrino, e certo anche per spese minime, non certo per beni di lusso. Le chance di vincita insomma alla fine del mese sono alte. Considerata la disastrosa situazione di precari e famiglie, è lecito pensare che anche in Italia potrebbe attecchire con successo. Perché se molti nostri connazionali non amano denunciare il reddito o emettere lo scontrino, a tutti invece piace “vincere facile”. Per tutti quelli che si comportano bene, e rispettano le leggi, è invece logico che al danno del mancato scontrino non si accompagni pure la beffa del non potere godere di un gratta e vinci fiscale legalizzato.
Lo Stato abbina lo scontrino fiscale alla lotteria. Sulla classica ricevuta emessa da negozi e commercianti è stampato, per obbligo di legge, un numero di serie generato automaticamente da un sistema. Lo stesso insomma che si trova sui ticket delle lotterie e dei giochi a montepremi immediato come i gratta e vinci.
Ogni scontrino quindi equivale all’acquisto di un biglietto della lotteria. Ogni fine mese, con piattaforme diverse, dalla tv alla radio, il Governo pubblica i numeri vincenti e il fortunato possessore del biglietto-scontrino può recarsi dall'esercente e ritirare in contanti l'ammontare della vincita. Ovviamente siamo lontanissimi da cifre colossali, poiché le vincite si aggirano tra un minimo di cinque e un massimo di duecento dollari. Ma, visto che dover emettere lo scontrino è un dovere, il cliente non ci perde nulla, anzi, ottiene la possibilità di vincere altro denaro, essendo stretta la connessione tra la moderazione della posta in gioco e la possibilità di incasso.
A Taiwan insomma non pretendere lo scontrino è un atto di autolesionismo stupido, e di fatto la lotta all’evasione vive una fase di forte rilancio a beneficio della popolazione e delle casse statali. Sull’isola, durante il primo anno di attuazione di tale politica fiscale, la riscossione delle tasse è salita di oltre il 75%: gli introiti governativi sono raddoppiati.
La posta in gioco non è altissima, ma è pur vero che ogni giorno si riceve, al netto della crisi e delle spese limitate, più di uno scontrino, e certo anche per spese minime, non certo per beni di lusso. Le chance di vincita insomma alla fine del mese sono alte. Considerata la disastrosa situazione di precari e famiglie, è lecito pensare che anche in Italia potrebbe attecchire con successo. Perché se molti nostri connazionali non amano denunciare il reddito o emettere lo scontrino, a tutti invece piace “vincere facile”. Per tutti quelli che si comportano bene, e rispettano le leggi, è invece logico che al danno del mancato scontrino non si accompagni pure la beffa del non potere godere di un gratta e vinci fiscale legalizzato.
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