Il debito non è pubblico: è dello Stato. Lo dice Ferdinando Imposimato attraverso la sua pagina facebook. La corruzione non fa notizia! Il debito pubblico e’ cresciuto enormemente per alimentare la corruzione e finanziare la criminalita’ organizzata, che si e’ aggiudicata il 90 per cento degli appalti di grandi opere pubbliche.
Il nuovo Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco ci fa sapere che occorre ridurre il debito pubblico, cioè il debito che sarebbe stato contratto da tutti noi. Ma non è così. Il debito non è pubblico: è dello Stato. Riguarda il complesso delle spese sostenute dallo Stato, che costituiscono un insieme da definire con precisione: investimenti diretti quali grandi opere pubbliche, infrastrutture nei settori strategici, costate cento volte più di quello che sarebbe stato giusto spendere.
Occorre riconoscere che c’e’ un’offesa che rende ancora piu’ insopportabile la richiesta di sacrifici alla massa degli italiani. Ed e’ quella della eguaglianza dei cittadini nel sostenere l’onere della crisi. Quella eguaglianza, insegna Tucidide, e’ il bene piu’ prezioso della democrazia, assieme alla liberta’. Ed e’ proprio questa ingiustizia, che si tocca con mano al di la’ delle alchimie delle cifre dei provvedimenti, a suscitare la protesta di tanti italiani, insofferenti dei privilegi delle oligarchie che vengono meno alle promesse di ravvedimento. Cio’ che piu’ indigna la pubblica opinione e’ l’arroganza dei corrotti e la loro protervia nel dilapidare ogni giorno le pubbliche risorse, con una tendenza alla crescita anziche’ alle riduzione del fenomeno.
Il nuovo Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco ci fa sapere che occorre ridurre il debito pubblico, cioè il debito che sarebbe stato contratto da tutti noi. Ma non è così. Il debito non è pubblico: è dello Stato. Riguarda il complesso delle spese sostenute dallo Stato, che costituiscono un insieme da definire con precisione: investimenti diretti quali grandi opere pubbliche, infrastrutture nei settori strategici, costate cento volte più di quello che sarebbe stato giusto spendere.
Occorre riconoscere che c’e’ un’offesa che rende ancora piu’ insopportabile la richiesta di sacrifici alla massa degli italiani. Ed e’ quella della eguaglianza dei cittadini nel sostenere l’onere della crisi. Quella eguaglianza, insegna Tucidide, e’ il bene piu’ prezioso della democrazia, assieme alla liberta’. Ed e’ proprio questa ingiustizia, che si tocca con mano al di la’ delle alchimie delle cifre dei provvedimenti, a suscitare la protesta di tanti italiani, insofferenti dei privilegi delle oligarchie che vengono meno alle promesse di ravvedimento. Cio’ che piu’ indigna la pubblica opinione e’ l’arroganza dei corrotti e la loro protervia nel dilapidare ogni giorno le pubbliche risorse, con una tendenza alla crescita anziche’ alle riduzione del fenomeno.
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